Obesità: la Mia Esperienza con un Disturbo Alimentare

L’obesità è associata a numerose malattie cardiovascolari, al diabete di tipo 2, mal di schiena, dolori articolari, ipertensione, cancro e, per finire, mortalità precoce. Le ricerche suggeriscono un nesso tra problemi psicologi, e/o depressione, e obesità. Nonostante ciò, l’obesità viene spesso stigmatizzata innescando così un effetto domino su persone il cui equilibrio psico-fisico è già alterato.

Quando si pensa a una persona obesa, non lo si fa con l’accortezza o la delicatezza che, giustamente, si utilizzano quando ci troviamo di fronte a persone affette da altri disturbi alimentari.

Sembra quasi che “l’obeso” non sia malato, l’obeso se l’è un po’ andata a cercare…

Purtroppo, l’obesità è associata a numerose malattie cardiovascolari, al diabete di tipo 2, mal di schiena, dolori articolari, ipertensione, cancro e, per finire, mortalità precoce.

Come se non bastasse, le ricerche suggeriscono un nesso tra problemi psicologi, e/o depressione, e obesità.

Essere obesi ha un impatto enorme sulle vite delle persone, sia dal punto di vista fisico che psicologico. Spesso, le persone obese sono più ansiose, hanno bassa autostima e nutrono una profonda insoddisfazione verso se stessi e come appaiono.

Nonostante ciò, l’obesità viene spesso stigmatizzata innescando così un effetto domino su persone il cui equilibrio psico-fisico è già alterato.

Uomini e donne di tutte le età e nazionalità tendono a discriminare le persone obese in quanto il pensiero comune è quello di associarle a persone pigre, prive di disciplina, meno attraenti, meno intelligenti e di successo. Senza contare che le donne obese vengono giudicate in modo più severo rispetto ai loro corrispettivi uomini. Si sa, la donna deve essere sempre bella e magra…gli uomini possono permettersi di essere “interessanti”.

Il problema è che questi stereotipi possono comportare discriminazioni nel mondo reale: dall’università al posto di lavoro, dalla vita di coppia alle relazioni con gli sconosciuti.

Viaggio nella Mente di una Persona Obesa

Personalmente, mi risulta un po’ doloroso ripensare a quello che mi passava per la testa nel periodo in cui sono arrivata a pesare 100 chili (si, avete letto bene).

Ma è giusto che le persone cerchino di capire ciò che si prova a essere nel corpo di una persona che soffre di un disturbo alimentare.

L’obesità influenza l’umore, la percezione di se stessi e spesso si prova un senso di dissociazione dal proprio corpo.

Le parole che si utilizzano di più parlando tra sé e sé sono:

  • disgustoso

  • brutto

  • orribile

  • miserabile

  • perdente

Il tutto condito con una buona dose di vergogna, insicurezza, senso di colpa e odio per se stessi.

Io mi sentivo brutta e orribile, ho spesso provato rabbia nei miei confronti perché “mi ero ridotta così”.

Ero come dissociata: mi sentivo intrappolata in corpo che non riconoscevo come mio, che non mi apparteneva. E così facendo, continuavo a maltrattarlo.

Oggi so che non è stata colpa mia. Oggi so che avevo bisogno di aiuto.

Il Cibo come Rifugio

Essendo italiana, nata e vissuta in centro Italia da una famiglia di buongustai mezzi romani e mezzi emiliani (con sfumature liguri), il cibo ha sempre avuto un ruolo centrale nella mia vita.

C’era sempre un buon motivo per festeggiare e il cibo era il protagonista.

Inoltre, avendo ricevuto un’educazione abbastanza severa, ho sempre avuto (e tuttora la sento) una vocina in testa che mi ripeteva che dovevo finire tutto quello che avevo nel piatto.

Dite una cosa del genere a una persona che non può e non sa come fermarsi e creerete una persona che si abbuffa piuttosto che lasciare qualcosa.

Come se non bastasse, il cibo svolge un ruolo fondamentale nella regolazione emotiva: se sei triste, mangi; se sei arrabbiato, mangi.

Giuro che non capivo le persone che mi dicevano “ah, io quando sono preoccupato MI SI STRINGE LO STOMACO!”. Annuivo e pensavo “quando sono preoccupata mangerei anche il tavolo! Riuscendoci, tra l’altro!”

Sinceramente, non mi ricordo di aver mai mangiato per fame in quel periodo.

Mangiavo e basta. Anche per noia.

Nessuno però parla del senso di colpa che ne consegue.

Tutti pensano che una persona obesa mangi tanto, che non si voglia controllare in alcun modo e che le vada bene così.

La sottoscritta, dopo un’abbuffata si sentiva devastare dal senso di impotenza che aveva avuto nel non riuscire a fermarsi e per tutta risposta mangiava ancora di più per cercare di affogare quella sensazione di tristezza e sconforto.

Controintuitivo direte voi.

Certamente.

Se non fosse che le persone obese sono persone malate.

Non chiedereste mai a una persona con diagnosi di depressione “ma dai, perché non sorridi di più?”.

Per alcuni il cibo diventa una vera e propria ossessione e arrivano ad alzarsi anche la notte per mangiare.

Mangiare diventa un’azione fuori dal proprio controllo.

Non si mangia più per fame. Quella è sparita da un pezzo.

Il Problema delle Relazioni Sociali

Altro problema non trascurabile è quello relativo alle relazioni sociali.

Le persone obese spesso hanno difficoltà a rapportarsi con un modo che è stato concepito solo per persone magre.

Pensiamo al problema della larghezza dei sedili nei mezzi di trasporto o alla mera difficoltà che possono incontrare a fare le cose semplici della quotidianità come i lavori domestici, indossare scarpe o calzini o fare la spesa.

Ci si sente diversi e “anormali”.

Ho sempre cercato di non sedermi vicino alle persone sull’autobus o sul treno proprio per evitare qualsiasi tipo di contatto con gli altri.

Persino i dottori a volte tendono a liquidarti con un “cerchi di perdere peso”. Se ce la facessi, sarei ridotta così?

Senza contare i problemi sociali per eccellenza: uscire con gli amici e trovare un partner.

A onor del vero avevo più amiche quando ero obesa. Una coincidenza?

So solo che uscire era un trauma. Immaginavo che tutti mi guardassero e mi prendessero in giro.

Trovare l’anima gemella?

Impossibile! Ma ti sei guardata?

Chiunque pensi che la maggior parte delle persone obese siano felici della loro condizione, bè, forse non ha mai parlato veramente con una di queste.

Essere Obesi: la Mia Esperienza

Posso tranquillamente dire che sia la mia infanzia che la mia adolescenza sono state fasi serene della mia vita.

Sono sempre stata una “bambinona” e un'adolescente leggermente in sovrappeso ma non badavo alla cosa. Andavo a nuoto due volte a settimana, trascorrevo interi pomeriggi a disegnare in cameretta senza alzare il naso dal foglio per ore e, sicuramente, mangiavo un po' troppo rispetto a quanta energia consumassi in realtà.

I veri problemi però sono arrivati durante gli anni dell'università.

Ma come, lo studio non dovrebbe fare bene? Magari si, soprattutto se si vogliono costruire un futuro e competenze nuove ma non per tutto lo stress che potrebbe comportare per qualcuno.

Da brava studentessa fuori sede (il week end tornavo a casa ma durante la settimana vivevo con altre quattro ragazze) cucinavo piatti aberranti fatti con ingredienti presi a caso dal frigorifero (famosa rimase la mia carbonara con la mortadella) e, annoiandoci a morte nei lunghi pomeriggi di studio collettivo, con alcune coinquiline bevevamo il te (non male direte voi) e nel contempo eravamo capaci di finire un pacco di biscotti (molto male direte voi).

Fu così che nel giro dei primi tre anni presi ben 25 chili. Già, non male davvero.

Ero arrivata a pesare 100 chili e dovete tenere presente che sono alta 1 metro e 68 cm, il che mi rendeva a tutti gli effetti obesa (anche se nessuno aveva il coraggio di farmelo notare).

Non facevo più sport, mangiavo una quantità spropositata di carboidrati e cibi preconfezionati come biscotti e crackers e piangevo nei camerini dei negozi di abbigliamento perché non trovavo vestiti della mia taglia.

Qualcuno di voi mi capisce? Se la risposta è no, buon per voi! Siete sempre stati sulla retta via guidati da sani principi e consapevoli del percorso da intraprendere per essere in buona salute.

Se la risposta è si, vi abbraccio.

Non è facile guardarsi allo specchio e vedere come sei diventata…vorresti fare qualcosa ma non riesci…quindi ti disperi e in risposta alla disperazione arrivano loro, i taralli (questo nel mio caso specifico). Ma non un tarallo, il pacchetto.

Si tratta di un vortice che ti risucchia. È come essere nelle sabbie mobili, più ti dimeni e più vai a fondo.

Un anno dopo aver preso la laurea magistrale sono riuscita a dire “basta”!

Non è una bugia, ad alcuni di noi accade proprio questo: semplicemente arriva il giorno in cui hai toccato il fondo, quello tuo personale, e puoi solo darti la spinta per risalire in superficie (o fare decisamente una brutta fine).

È iniziato così il mio percorso dapprima per perdere peso.

Ho preferito una dieta fai da te (non fatelo mai, rivolgetevi sempre a un professionista, mi raccomando) e così facendo ho commesso numerosi errori: ho perso si chili di grasso ma anche molta massa muscolare e, non avendo incluso anche un piano di allenamento, buona parte della massa magra si è andata a far benedire.

All'epoca non ero informata e il mio unico scopo era quello di salire sulla bilancia e vedere l'ago scendere senza chiedermi altro francamente.

Anche per questo, ora consiglio vivamente di mantenere un rapporto distaccato con la bilancia e preferire magari una classica misurazione col metro da sarta.

Alla fine di questo percorso ero arrivata a pesare 64 chili.

Wow, direte voi. E wow pensavo io.

Ma non avevo capito nulla di macronutrienti, esercizio fisico e benessere.

Avevo perso dei chili, non vi nascondo che l'autostima ne aveva guadagnato, ma io ero sempre io, i miei momenti di malessere erano lì, la voglia di mangiare era sempre forte e non sapevo come gestire nulla di tutto questo sul lungo periodo.

E qui arrivano in aiuto della sottoscritta il signor internet e la mia nutrizionista.

Il primo è stato, ed è tuttora, una grande invenzione: oggigiorno l'ignoranza è una scelta, la conoscenza è alla portata di tutti tramite un click.

Ho iniziato a scoprire canali su Youtube, ascoltare Podcast di esperti e medici americani, leggere libri, articoli scientifici…insomma, a documentarmi! Finalmente!

Ho capito che mi serviva un aiuto per mettere in fila tutte queste nozioni, imparare a capire come alimentare in modo sano il mio corpo e così mi sono affidata a una nutrizionista.

Dopo aver capito dove sbagliassi ancora, ho aggiustato il tiro.

Ho cominciato ad allenarmi coi pesi (cosa che prima non avevo mai preso lontanamente in considerazione) e intervallarli a giorni di esercizio aerobico.

Ho cambiato, sperimentato piani alimentari e piani di allenamento seguendo papers scientifici e consigli di esperti fino a trovare la soluzione giusta per me.

Per stare bene però non bastava aver perso altri 6 chili o cercare di mettere su della massa muscolare.

La mente deve seguire il corpo o, come diceva il buon Giovenale, dobbiamo tener presente l'equilibrio di “Mens sana in corpore sano”.

Mi sono così avvicinata alla disciplina dello Yoga e della meditazione per poi passare alla tecnica, meno spirituale e che quindi più mi si addiceva, della mindfulness.

Gli effetti sono stati, e sono tuttora, strabilianti.

Proprio grazie a questo nuovo mindset sono riuscita a gestire con estrema tranquillità anche la diagnosi (arrivata più di due anni fa) di malattia celiaca.

Non mi sono fatta intimorire, non ho voluto che la mia malattia autoimmune mi definisse, ho imparato a gestire questo nuovo tipo di alimentazione e ho scoperto numerosi pseudocereali che prima non avevo mai nemmeno preso in considerazione.

Proprio per questi motivi, ho voluto ufficializzare e completare i miei studi nell'ambito dell'Alimentazione, del Fitness e della Mindfulness per riuscire, magari un giorno, ad aiutare anche solo una persona che stesse passando quello che ho passato io o che volesse cambiare la sua vita per riuscire a viverla al meglio delle proprie forze e possibilità.

Non è mai troppo tardi per ritrovare il proprio benessere e puntare alla longevità intesa come una vita sana e piena di cose belle da vivere giorno dopo giorno.

Riflessioni Finali

Vi chiederete se dimagrire pone fine a tutte queste sofferenze.

Bè, mentirei se ridicessi che è così. O, almeno, in parte è così.

Certamente vi sentirete più sicuri di voi, potrete sedervi accanto a degli sconosciuti sull’autobus senza pensare di essere presi in giro e improvvisamente gli uomini (nel mio caso, decidete voi per il vostro) vi noteranno.

Questo vi renderà felici?

Qui si apre un altro discorso.

Come ho già detto, mi sono avvicinata alla mindfulness proprio per trovare pace e serenità nella mia vita. Cosa che perdere 42 chili non mi aveva portato.

Ora mi sento finalmente “normale”?

Io ho un’idea, ma non prendetela male! Abbracciatela e fatela vostra.

Penso che chi sia stato obeso rimanga “obeso nella testa”.

Non fraintendetemi!

Dall’obesità si può e si deve guarire! Io ne sono la prova e sono qui per aiutarvi!

Ma un po’ di paura, quella sensazione di poter riperdere il controllo vi accompagnerà per molto tempo.

Si affievolirà, come è giusto che sia specialmente dopo aver capito come fare a mantenere il vostro peso forma, ma non sparirà del tutto per un bel po’.

All’inizio avevo paura di mangiare di più la domenica perché avevo la sensazione che mi sarei svegliata e, guardandomi allo specchio, avrei visto che avevo ripreso tutti i chili persi.

Certo, come no! 42 chili in una notte…cosa diavolo hai mangiato domenica?! Non è umanamente possibile!

Già, non lo è…

Ma ditelo alla vostra testa!


Perdere peso e ritrovare il proprio benessere psico-fisico è possibile! E io posso aiutarvi! Contattatemi e insieme troveremo il percorso più adatto a voi!


A presto!

M.


Fonti:

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