Svelato il mistero del Bliss Point
Chi di noi addentando un hamburger o mangiando delle patate fritte in busta o assaporando uno snack dolce preconfezionato non è stato assalito dalla voglia di consumarne ancora, ancora e ancora?! E se questa sensazione non fosse da imputare solo alla nostra scarsa forza di volontà?
Che bontà!
Chi di noi addentando un hamburger o mangiando delle patate fritte in busta o assaporando uno snack dolce preconfezionato non è stato assalito dalla voglia di consumarne ancora, ancora e ancora?! E se questa sensazione non fosse da imputare solo alla nostra scarsa forza di volontà?
E se non potessimo farne a meno?
C'è da dire che sin dalle origini della nostra specie, in quanto esseri umani abbiamo stabilito un buon rapporto con sale, zuccheri e grassi proprio perché svolgono diverse funzioni essenziali per il mantenimento del funzionamento del nostro organismo. Basti pensare che il sale serve a bilanciare l'equilibrio dei liquidi interni, gli zuccheri sono essenziali nel fornirci energia e i grassi sono alla base della produzione degli ormoni.
Allo stesso tempo, questi tre elementi riescono a trasformare il cibo convertendo anche l'alimento più neutro in una pietanza decisamente saporita: una vera e propria festa per il palato!
Attorno alla metà del XX secolo, l'immenso potere del “magnifico trio” fu scoperto dall'industria alimentare: questi ingredienti potevano essere mischiati e formulati in maniera tale da produrre uno stato di piacere ed estasi in chi li consumava. Tant'è vero che Howard Moskowitz, ricercatore di mercato e psicofisico americano, definì questo equilibrio con il nome di bliss point, letteralmente il “punto di beatitudine”, ovvero il punto in cui i livelli di sale, zuccheri e grassi possono definirsi perfetti.
Quando a questa già eccellente combinazione si è aggiunta anche la tanto ricercata sensazione di croccantezza, l'industria alimentare ha inaugurato un'era di cibi irresistibili: patatine, cereali zuccherati, dolci, biscotti, caramelle e salse hanno conquistato il palato di consumatori di tutte le età (in particolar modo dei bambini), facendo schizzare alle stelle i profitti di queste aziende alimentari.
Nei laboratori di questi giganti dell'industria lavorano degli esperti il cui unico scopo è quello di raggiungere il bliss point creando la combinazione perfetta tra zuccheri, sale e grassi per fornirci prodotti irresistibili al palato e plasmare così consumatori (o schiavi?) fedeli.
Ed ecco che entriamo in gioco noi, a nostra insaputa e, purtroppo, a nostro discapito, schiavi di una sinfonia di sapori che inganna i sensi e rende indimenticabile ogni morso.
Perché non riusciamo a dire di no?
Il viaggio di Moskowitz verso la scoperta del bliss point ha avuto inizio a Natick, negli Stati Uniti, dove l'esercito americano lo reclutò per lavorare nei loro laboratori di ricerca con lo scopo di capire come rendere allettanti le razioni da campo poiché la noia avrebbe portato i soldati a non completare i pasti e quindi non ricevere le preziose calorie di cui avevano bisogno. Così Moskowitz cominciò a indagare chiedendo direttamente ai soldati cosa avrebbero preferito mangiare e con quale frequenza. Le risposte, tuttavia, risultarono contrastanti poiché i soldati al principio amavano i tetrazzini al tacchino per poi stancarsi del loro sapore mentre cibo banale come il pane bianco non li entusiasmava ma ne avrebbero mangiato all'infinito.
Questa contraddizione prende il nome di “sazietà sensoriale specifica”: il nostro cervello smorza il desiderio di avere più cibo se questo presenta sapori ampi e distinti. Proprio per questo motivo i grandi successi dell'industria alimentare presentano alimenti che non hanno un sapore unico e dominante ma più sapori in equilibrio tra loro che stuzzicano il nostro appetito quel tanto da rendere il cibo gustoso e che allo stesso tempo non stimolino il cervello per farci smettere di mangiare!
Il vero punto di beatitudine viene raggiunto quando nessun sapore predomina sull'altro.
Infatti, i consumatori che vengono pagati per provare i prodotti di queste aziende (e le cui opinioni vengono inserite in un computer e ordinate attraverso un metodo statistico detto di “analisi congiunta” che determinerà le caratteristiche del prodotto) asseriscono che un determinato tipo di prodotto, magari più dolce, gli piaccia di più ma alla fine gli studi dimostrano che preferiscono quello dove la dolcezza è stata abbassata per raggiungere il punto ottimale, ovvero il bliss point.
E come potremmo noi essere più forti della chimica?
Conclusioni
L'obesità e le sue comorbidità come il diabete e le malattie cardiovascolari stanno aumentando a causa delle vendita di cibi e bevande non salutari.
Addirittura, nei paesi in via di sviluppo stiamo assistendo all'aumento del cosiddetto “diabete magro”, un diabete di tipo 2 che si presenta senza obesità, causato dagli alimenti trasformati di cui parlavamo.
Il basso costo così come il loro sapore risultano estremamente accattivanti.
Secondo i ricercatori dell’Università di Washington, basta un singolo pasto di cibo spazzatura, composto principalmente da grassi saturi, sale e zuccheri, per creare danni alle nostre arterie.
Nel caso delle bevande zuccherate, ormai abbiamo la certezza che un’eccessiva assunzione di zuccheri aggiunti ha effetti negativi sulla salute cardiometabolica. Dobbiamo perciò ricordarci mentre facciamo la spesa che il 74% dei prodotti dell'offerta alimentare contiene dolcificanti calorici o ipocalorici, o entrambi.
In Messico, così come in altri Paesi, è stata avviata la tassazione sullo zucchero proprio per cercare di ridurre il consumo di queste bevande.
Sarebbe necessario inoltre introdurre restrizioni sulla commercializzazione di alimenti zuccherati ai bambini, aumentare le campagne di sensibilizzazione per il pubblico e utilizzare un'etichettatura che dia immediatamente conto della salubrità o meno di un alimento (come il Nutri-Score).
Il cibo processato, nonostante il sapore ingannevole, è deleterio per la nostra salute.
Quello che possiamo fare è cercare di limitarne il consumo fino a eliminalo dalla nostra dieta preferendo alimenti sani e naturali che non abbiano subito trasformazioni.
Possiamo sempre insaporire i piatti noi stessi aggiungendo spezie, sale e condimenti nelle giuste quantità e proporzioni senza cadere nella rete dei cibi ultra processati che creano dipendenza e accorciano la nostra aspettativa di vita!
See you soon! M.
Fonti
Hyman Mark, “Cosa cavolo devo mangiare? Guida completa agli alimenti, tra scienza e falsi miti”
NPJ Science of Food, “Addressing the sugar, salt, and fat issue the science of food way”
The Lancet, “Sweetening of the global diet, particularly beverages: patterns, trends, and policy responses”
The New York Times, Moss Michael, “The Extraordinary Science of Addictive Junk Food”
Université de Montreal, “Every single junk food meal damages your arteries, new study reveals”